RECENSIONI E CONFERENZE



Recensione e Conferenza di Mariangela Ungaro

 per la scrittrice Elena Ferri.


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RECENSIONE di MARIANGELA UNGARO

Il romanzo "De Jarjayes – segreti a Versailles" è stato scritto da Paola Elena Ferri, finito nel Gennaio 2015.


Questo romanzo è liberamente ispirato al manga di Riyoko Ikeda, “Le Rose di Versailles” e dalla vera storia della Rivoluzione Francese. Pertanto, esso contiene riferimenti a personaggi reali e fittizi, con adattamenti storici che rendano verosimile la narrazione.

Il romanzo non si pone come opera storica, ma come veicolo di trasmissione di ideali fondamentali alla vita dell'uomo: Libertà, Uguaglianza e Fraternità.

Secondo l'autrice, lo stesso genere umano è sinonimo di Storia, che si ripete, e che va trasmessa nel modo giusto, restituendo dignità a chi ha lottato, affinchè questi valori non siano considerati mera demagogia o peggio, siano oggetto di manipolazione.

La Ferri ci porta in un mondo iniziale di parrucche incipriate, crinoline colorate, balocchi, gioielli e profumi dell'ancient regime alle soglie della sua decadenza; abbiamo una parte centrale in cui sono proprio gli intrighi a corte a dissolvere dall'interno il mondo perfetto del Petit Trianon tanto caro alla regina: le trame sono ordite con cura e stringono i regnanti come spire di un serpente; ci ritroviamo in quello stesso mondo modificato dalle fondamenta, dove non c'è più nulla da fare se non vedere e far scorrere sangue, dove tutto è nero, grigio, fumoso, umido di pioggia e non è più possibile non respirare l'odore del sangue, della polvere da sparo e della morte, giusta o ingiusta che sia.

Fin da subito si percepisce un senso di dualismo che ci accompagnerà per tutta la lettura: la dualità sessuale del/della protagonista; il suo alter-ego nel fratello del cui padre è figlio illegittimo;

le origini stesse del protagonista (sangue per metà nobile per metà popolano); il romanzo alterna molto sapientemente la Storia dalla storia, ovvero il romanzo è sempre in equilibrio tra l'azione storica reale e la parte romanzesca: le due parti si compenetrano conferendo verosimiglianza l'una all'altra; leggerezza e passione passano dal romanzo alla Storia rendendo quest'ultima più fruibile.

La dualità è un concetto chiave che pervade tutta l'opera e tutti i personaggi del romanzo della Ferri: anche Andrè è un alter-ego di Jean Francois, ma diverso rispetto al fratello di sangue: il fratello del protagonista è in un continuo equilibrio relazionale tra odio e amore, mentre Andrè è perfettamente equilibrato e consenziente alla dialettica silenzio-amore. E ne uscirà appagato.


Sempre il concetto di dualità lo si trova nelle situazioni: inizialmente negative, si trasformano in modo maggiore, come si addice ai temi primo e secondo in complementare tonalità maggiore e minore nelle forme-sonata dell'epoca.


Pensiamo a come il protagonista cresce ed educa la giovane Rosalie, dopo un incontro movimentato in cui la ragazzina si presenta in veste di lolita ante litteram.


Pensiamo al cavaliere nero inizialmente perseguitato da Jean Francois, ma poi è accolto proprio in casa di quest'ultimo: attraverso Chatelet, il protagonista troverà un mentore sulle idee illuministe che contribuiranno all'evoluzione dello stesso angelo della regina.


La dualità sessuale spinge il protagonista ad accoppiarsi con donne e con uomini, e a provare amore autentico per entrambi i sessi. Bisogna però riflettere sul fatto che l'accoppiamento avviene solo dopo molto tempo e dopo i tentativi molto espliciti di negazione da parte del protagonista che dichiara di non voler dare segnali sbagliati..Alla fine però tutti gli amori del/la protagonista sono consumati, in descrizioni romantiche e che nulla cedono a cadute di stile. L'amore fisico è etereo, indissolubile, autentica poesia, è Amore, è metafisico.


Il protagonista è una sorta di angelo asessuato, pronto a servire incondizionatamente, nessun attaccamento alla vita terrena, fino alla scoperta dei nuovi ideali illumisti, e del vero amore: Andrè, che visto sotto il concetto di dualità è la fuoriuscita dell'anima più buona di Jean Francois che lo serve con amore e lo protegge anche dopo la morte.


La dualità compare dirompente in una sorta di seguente equazione, se si riesce a guardare il romanzo con occhi olistici: De Jarayes sta alla sua natura duale così come è costretto nelle azioni a servire la regina ma condividere gli ideali della Rivoluzione.


La stessa dualità tra Storia e Romanzo, tra Uomo e Donna, tra Bene e Male nell'eterno conflitto che caratterizza ogni creatura e ogni azione di qualsiasi vivente.


Ma è proprio per la sua dualità intrinseca che Jean Francois è l'unico essere universale, che tutto può comprendere, che tutto può risolvere, che può innalzarsi al di sopra delle parti.

E sempre la dualità spiega la dialettica sulla quale si regge formalmente il romanzo, in perfetto equilibrio tra romanzo e Storia.


I fatti storici sono molto ben documentati e si percepisce chiaramente la ricerca, appassionata ed estremamente accurata, svolta dalla scrittrice.


Perfino l'architettura è oggetto di descrizioni accuratissime, di cui godranno piacevolmente anche gli addetti ai lavori.


I fatti storici sono perfettamente incastonati nello svolgersi fluido dell'azione romanzata e conferiscono al contesto una verosimiglianza che non potrebbe esserci senza il reale contraltare storico.

Gli intrighi romanzati sono diversi, spesso presi da documenti storici, come la faccenda della collana o lo scambio epistolare tra la regina e il conte di Fersen..Le storie si avviluppano in una spirale di vicende che nascono all'inizio dell'opera, crescono e si sviluppano in modo subdolo nella parte centrale infittendosi e intrecciandosi anche ad altri personaggi e alle loro vicende, e che finiscono per esplodere sottoforma di scandali, uccisioni, omicidi e vendette. E non ultima, nella Rivoluzione.


Il lettore si appassiona e tiene facilmente a mente i nomi dei personaggi che, con abile intreccio, tessono trame molto articolate.

Non mancano affascinanti dichiarazioni da parte di diversi personaggi sulla vita, sul mondo:


se ne fanno portavoci persone di qualsiasi rango e classe sociale. Degna del teatro puro o del miglior cinema d'autore, la scena dell'incontro tra il protagonista e il vecchio del popolo, quando Versailles ha i giorni contati.

Anche la vita e le vicende del giovane De Jarjayes seguono la tripartizione in cui possiamo schematizzare il romanzo: un inizio, in cui veniamo sommariamente a conoscenza della sua dualità, la parte in cui la sua vita si sviluppa, all'interno della corte e della sua ricca villa, e la parte finale dove vi è il risveglio della coscienza del protagonista che si ribella allo status quo (da intendersi anche la scelta indotta alla sua persona dal padre) per rinascere dalle sue ceneri come una sorta di araba fenice e ritrovare l'agognata libertà e giustizia per cui aveva lottato tutta la vita.


Si potrebbe anche dire che tutti i personaggi del romanzo seguono uno sviluppo tripartito, prendiamo ad esempio Rosalie, una mendicante (anch'ella con Jean Francois per metà sangue nobile - torna il concetto di dualità-) raccolta come presunta prostituta bambina, cresciuta ed educata in casa di De Jarayes e poi la travagliata vita da nobile con la madre dopo l'accettazione a corte(la molto discussa da tutti, tranne dalla Regina, Contessa di Polignac) infine la salvezza con Bernard Chatelet (il fu Cavaliere Nero) e la realizzazione personale con una famiglia, in una sorta di chiusura del cerchio, dal momento che il primo a prendersi cura di lei era stato proprio Chatelet.


Altri personaggi seguono questa sorta di tripartizione perchè la trama e le vicende storiche ad essa annodate non lasciano indenne nessuno, e l'inizio di ogni vita ne uscirà segnato e modificato alla radice indelebilmente.


E' il caso anche della Regina, inizialmente dipinta come ragazza frivola, ingenua, facilmente manovrabile proprio perchè fondamentalmente buona; la ritroviamo anni dopo come donna frustrata, spendacciona e immorale molto criticata e anche vittima di inganni , infine la ritroviamo madre amorevole e donna rassegnata, sola ed incompresa che però ha trovato la sua dignità, non sfugge alla morte come era sfuggita ai suoi doveri in precedenza, e mostra di aver adempiuto con successo alla sua crescita umana personale.


Andrè stesso segue lo stesso percorso: inizialmente è l'innamorato taciturno, poi il soldato fedele, infine riesce a palesare i suoi sentimenti e ne è ricambiato, realizzandosi come vero amore della vita del/la protagonista.


La crescita umana non lascia immune nemmeno l'assassina Jeanne de Valois che, iniziando la sua vita come popolana, si ritrova invischiata nell'omicidio di una nobildonna e nella faccenda della collana, ma che alla fine accetta il suo destino e l'arresto, come se si fosse vista finalmente per quello che è, e Jean Francois fosse stato quello specchio.

La dualità, sempre presente nella tripartizione. Per me che sono compositrice, il pensiero corre proprio alla forma artistica più astratta che finisce, sempre e comunque, a descrivere nella maniera più chiara e autentica la società di cui diventa specchio fedele: la musica.


Siamo proprio all'epoca in cui si sviluppò la forma sonata, caratterizzata dalla duale dialettica tonica dominante, dalla dialettica I°tema (detto anche tema maschile) e II°tema (detto tema femminile) e nel dualismo che caratterizza la natura intima dei personaggi sul pentagramma; il tutto segue uno sviluppo tripartito nella divisione tra esposizione, sviluppo e ripresa (un'esplicazione finale che, pur rimanendo fedele all'esposizione dei due temi, li mostra ora modificati intimamente dal percorso svolto).


I personaggi del romanzo hanno una sorta di fremito interno, sanno che il mondo come lo conoscono loro è giunto alla fine, sperano magari, ma non negano la realtà; il tutto è decisamente attuale: come i personaggi del romanzo vivono in un'epoca di profonda crisi non solo di valori (di cui possono essere esplicazione i comportamenti immorali, l'adulterio e il concubinaggio consenziente, l'inganno, l'ipocrisia e addirittura l'omicidio) ma anche economica e politica, così la nostra società è sprofondata in una crisi mondiale di cui ancora non si vedono segni tangibili di ripresa. E la gente si divide, come è per i personaggi del romanzo: alcuni continuano a sperare e a lottare per i loro valori, dilaniati internamente tra male del vivere e società sbagliata, incongruente, ma vanno avanti, spinti da una sorta di missione, che abbia una realizzazione o meno; ecco una connotazione per il protagonista, per Andrè, per Rosalie, per Victor, per Alain, per Jeanne seppure attraverso l'omicidio, per il giovanissimo Napoleone, per Robespierre e i rivoluzionari, per gli illuministi. Altri invece si uniformano, sanno che è finita, sperano in apparenza ma sono troppo impegnati a perdonarsi per essere stati ingenui e inadeguati, come se la vita non dipendesse da loro, molto più concentrati ad arrendersi, o a raschiare il barile con avidità, che a lottare per un cambiamento: è il caso di Marie Antoniette, di Luigi XVI, dei nobili ipocriti, e anche del conte di Fersen. I valori giusti vincono però, e proprio chi aveva vissuto dilaniato, ne esce vincitore super partes, perchè in questa persona vi è la sintesi: Jean Francois.




Mariangela Ungaro

Milano, 25 Febbraio 2015


























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